Su questo sito condivido ciò che avrei voluto sapere 6 mesi fa, ma anche le domande a cui NON ho ancora trovato risposta.
Ho notato che ci sono momenti in cui, pur trovandomi in situazioni complicate e sotto pressione, io ho un senso di possibilità, cioè non solo sono in grado di leggere la realtà di quel momento da tutti i dati che in quel momento ho a disposizione, ma trovo più di una soluzione e credo possibile trasformarle in realtà. Cosa che mi permette in pochi istanti a prendere una decisione e a passare all’azione.
Ti è mai capitata una situazione del genere ?
Mentre ci sono altri momenti in cui in situazioni simili (ma anche in situazioni molto più semplici) mi sento bloccato, mi sento come in trappola, il primo gesto che mi viene spontaneo è tirare fuori il cellulare e controllare le email e Facebook (cosa ci sarà mai di così importante da andare a vedere… ? 🙁 )
Ti suona familiare ?
Ecco, la domanda che mi pongo spesso è come mai io in alcuni casi abbia un tipo di comportamento, che porta ad un certo tipo di performance e risultato, mentre in altri ho l’altro (che porta ad una performance e risultato completamente diverio).
Eppure in intrembi i casi il protagonista, l’attore (nel senso di colui che agisce), sono sempre io.
Bene, ciò che ho capito fino ad ora è che una delle differenze tra questi 2 tipi di situazioni è come SONO mentre faccio le cose, cioè è una questione di configurazione.
Quando ho l’attenzione su ciò che NON voglio si attiva una parte del mio cervello (quello limbico) che è specializzato a fare un’unica cosa: salvarmi la pelle. Non so se hai mai avuto uno di quei amici tutto muscoli e niente cervello ?
“Dimmi solo che voleva farti del male e lo sistemo io !”
Ha le più buone intenzioni, ma semplicemente non è in grado di elaborare dati che abbiano un minimo livello di complessità, non è in grado di ragionare di fino e quindi percepisce come minacce di morte situazioni che non sono per niente estreme. Sì, il cervello limbico non conosce toni di grigio: o è vita o è morte.
Il guaio è che il più delle volte non mi rendo conto di operare da questa configurazione che mi inibisce e ciò mi impedisce di leggere tutti i dati a mia disposizione in quel momento, nè di sentire i segnali che il mio corpo mi sta mandando in quel momento.
In pratica, visto che il mio cervello limbico ha sentito “bomba” (anche se il passeggero che è seduto dietro di noi ha detto “Hai stivato la tromba nella cappelliera sopra di noi ?“) le uniche 3 opzioni a mia disposizione in questa configurazione sono:
- fuga
- combattimento
- immobilizzazione
Al contrario, quando ho l’attenzione su ciò che VOGLIO, quel pitbull del mio cervello limbico dorme davanti alla sua cuccia come se fosse tornato cucciolo e finchè continuo a tenere la mia attenzione su ciò che voglio, gli continua a scendere la bava dagli angoli della bocca e lui è nel suo mondo dei sogni, mentre io sono in grado di rendermi conto con tutti il mio corpo, con tutti i miei sensi della realtà attorno a me ed ho un senso di possibilità molto più espanso.
Sono quindi in una configurazione in cui sono in grado di generare soluzioni, in pratica sono in grado di scegliere e non di subire una delle 3 opzioni automatiche elencate sopra (e scusa se è poco… 😉 )
Devi sapere che vivo a Venezia ed essendo una città lagunare, le “strade” sono canali d’acqua e di conseguenza i mezzi pubblici non sono autobus ma sono barche, che i veneziani chiamano “motoscafi”.
In questi giorni di restrizioni a causa del covid, al conducente del mezzo è permesso di far salire passeggeri soltanto fino a saturare metà della capienza del motoscafo. Questo ovviamente ha causato un sacco di ritardi e riscaldamento di animi degli utenti, che non riescono a salire sul mezzo.
Una delle soluzioni che è stata adottata è di aumentare il numero delle corse dei mezzi pubblici facendo uso dei motoscafi delle aziende private, che con motoscafoni più grandi sono soliti trasportare in massa i turisti dalle spiagge a Piazza San Marco e alle vetrerie.
Quindi l’altro giorno tornando dalla spiaggia sono salito a bordo di uno di questi motoscafoni ed ero seduto in ultima fila, immerso ad ascoltare con le cuffiette uno dei miei podcast preferiti. Alla penultima fermata noto l’assistente del conducente che si sbraccia e mi fa segno che devo scendere. A quel punto mi rendo conto che ero l’ultimo rimasto a bordo. Rapidamente prendo il mio zainetto e scendo dal motoscafone e chiedo al mio vicino cosa sia successo.
Devi sapere che a Venezia essendoci tanti canali, per poterti muovere anche a piedi e non dover fare enormi giri per andare da un punto all’altro della città, ci sono anche un gran numero di ponti. Ecco, questo motoscafone, che in effetti era più alto dei tipici motoscafi del trasporto pubblico, con le condizioni di marea di quel momento, fisicamente NON ci passava sotto al ponte che ci divideva dall’ultima fermata.
Nel tempo in cui siamo scesi e che il motoscafone è ripartito, è arrivato un altro motoscafo turistico di una taglia più piccola, che ci ha fatto salire a bordo per portarci fino al capolinea. Tutta questa manovra ci sarà costata 5 minuti (toh, 7 a farla grande).
Salito a bordo di questo mezzo, non ho potuto non sentire la telefonata della signora che si è seduta a fianco a me che, tutta indignata, spiegava alla sua amica come non fosse possibile che ci facessero scendere per poi ripartire, che non si possono usare questi mezzi, bla bla bla
Quale è stata una situazione a cui hai assistito silentemente in cui hai notato su cosa teneva l’attenzione la persona che parlava ?
(Foto di Didier Descouens in licenza CC BY-SA 4.0)