Questa è la chiave per la tua trasformazione personale

E’ di nuovo stagione di mareggiate dalle mie parti e ieri sono uscito in mare con la mia tavola da surf a Sottomarina (finalmente 😜).

Non è un posto famoso per la qualità delle sue onde, però quando sono in attesa dell’arrivo del set di onde successivo, ogni tanto mi piace soffermare lo sguardo sulla sinistra dove si trovano la diga che delimita l’imboccatura del porto e i 5 trabucchi con le loro enormi reti da pesca. Poi quando confronto la mia posizione rispetto ad un riferimento a terra, per rendermi conto se la forte corrente da destra verso sinistra mi abbia già trascinato troppo, indugio brevemente a guardare le palme sulla spiaggia ondeggiare nel vento.

Ho scelto di scendere in acqua al centro, altri 6 surfisti si trovano verso sinistra, più a ridosso della diga. È la mia prima uscita in mare della stagione. Già subito dopo essermi calato in acqua, durante l’attraversamento delle onde bianche (cioè le onde che sono frante e fanno la schiuma) faccio parecchia fatica. Riesco ad arrivare fuori nella “zona sicura” e subito dalle prime onde mi rendo conto di quanta fatica faccia per prenderle e per riuscire a salire in piedi, tanto che le prime 2 le ho fatte di pancia sulla tavola.

Con le onde successive va un po’ meglio, ma la loro potenza è in calo. Il mare lascia sempre degli indizi e la bravura sta nel coglierli. Reputo che parecchio a destra le onde siano più grosse. Si tratta di fare un bel pezzo controcorrente. Il dilemma è tra rimanere al largo e remare controcorrente per una lunga distanza o tornare a terra posizionarmi a piedi molto più a destra e rifare la fatica di passare attraverso le onde bianche che si frangono a riva.

Decido di rimanere al largo ed inizio a remare. Mi fa male la schiena perché faccio fatica, disteso di pancia, ad inarcarla e a tenere la testa sospesa mentre remo con le braccia in acqua. I tricipiti e le spalle iniziano ad affaticarsi. Mi sforzo e mi rendo conto che ci vorrà un bel po’ finché io raggiunga la destra. Cerco di spingere di più e mi irrigidisco. Fino ad un certo punto in cui… mi arrendo!

Mi rendo conto, perché lo sento nella schiena e nel collo contratti e nelle spalle e le braccia indolenzite, che non ho ancora il fisico allenato per questo tipo di sforzo. Esausto, mi affloscio completamente disteso sulla tavola…

Con gli occhi chiusi, con la faccia sulla tavola bagnata dal mare, con il salso in bocca e il corpo che mi duole, mi rendo conto che non posso avere il brivido lungo la schiena quando accelero giù nell’incavo di un onda, con quei millisecondi che si espandono nella tensione tra “cado o adesso riesco a cavalcarla ?” senza anche le lunghe remate, le immersioni sotto alle onde per riuscire a raggiungere la zona di partenza e gli allenamenti per essere in grado di sostenere questi sforzi. Tutto il pacchetto o niente.

Lì ho deciso che avrei iniziato a fare ginnastica regolarmente: 5 minuti alla volta tra una riunione online e la successiva. E che durante le mie trasferte di lavoro mi porterò gli elastici e il cuscino propriocettivo (posso sgonfiarlo ed infilarlo in valigia) e soprattutto, che ci vorrà il tempo che ci vuole (ho 51 anni e lo faccio per hobby nei ritagli dei miei impegni).

Non avevo intenzione di finire lì la mia sessione.

Ho ricominciato a remare, ma qualcosa è cambiato: l’aver accettato che faccio schifo come preparazione fisica, ha sciolto qualcosa nel mio corpo. Non riesco a localizzare esattamente dove, fatto sta che ora i miei movimenti di remata sono molto più fluidi. La schiena continua a duolermi e faccio fatica ad inarcarla, ma ho proprio visto come ho iniziato a scivolare nell’acqua con minore resistenza. Lo so per certo, perché in acqua galleggiava un tronco e quindi avevo un riferimento visivo vicino (altrimenti a quella distanza da terra i riferimenti non sono molto precisi).

Quando sono finalmente arrivato tutto a destra, le onde risultano non essere surfabili 😭

Un motivo per cui TUTTI erano a sinistra ci sarà stato…

Di nuovo, mi arrendo all’evidenza dei fatti: questa volta decido di tornare a riva, mi faccio una bella passeggiata per tornare a sinistra e scendo di nuovo in acqua (ripassando per il purgatorio del passaggio attraverso le onde bianche) e mi avvicino al gruppetto di surfisti locali.

Ad un certo punto mi trovo a fianco di 2 ragazzi, uno dei due, quello con la tavola rossa fiammeggiante, riusciva a prendere l’80% delle onde che tentava di prendere (la mia percentuale è rovesciata, io ne prendo circa il 20%) ed era uno spettacolo vedere come scivolava sull’onda e come riusciva a sfruttarla per una lunghezza che io mi sogno e che mi sembrava infinita.

In aggiunta, cosa che mi mandava via di testa, è che riusciva a risalire remando contro le onde e a riposizionarsi in un battibaleno. Lui era già ritornato sulla line-up dalla sua cavalcata, mentre io non avevo ancora preso alcuna onda !

Io, quando riesco finalmente a cavalcare un’onda, oltre che ringraziare i numi del mare per averla presa, quando devo remare per ritornare alla line-up vedo la Madonna e ci metto un’eternità.

Lì ho capito che non potevo farcela da solo e mi sono messo ad osservarlo da vicino. Sì, per studiarlo ho pure lasciato andare delle onde che potevo tentare di prendere, ma ne è valsa la pena, perché sono pure riuscito a fargli qualche domanda. Mi ha consigliato di posizionarmi un po’ più verso riva, dove le onde frangono.

Ma soprattutto standogli più vicino mi sono reso conto di altre 2 cose: la potenza e il tempismo. Quando parte per prendere un’onda esprime tutta la sua potenza, sia con le braccia, che battendo pure i piedi.

Dalla distanza questa cosa non era così evidente, ma da vicino l’energia che ci metteva per far propellere la tavola, è arrivata addosso anche a me. Poi scattava in piedi con un balzo felino, orientava immediatamente la tavola verso la parete dell’onda (che è la parte più ripida e perciò che fa prendere velocità alla tavola) e dava la prima pompata.

Le onde successive, quando partivo ci davo dentro come se la mia vita dipendesse da questo. Non ha funzionato subito, anche perché posso metterci tutta la potenza del mondo, ma se il posizionamento e il tempismo non sono corretti, con il cavolo che riesco a prendere l’onda.

Al terzo tentativo ho preso un’onda destra (più difficili per me da surfare, perché tengo il piede destro avanti e quindi surfo con la schiena orientata verso la parete dell’onda), riesco ad orientarmi subito lungo la parete, faccio una curva e continuo verso il lato sinistro, una curvetta e avanti fino a quando l’onda si smorza.

La miglior onda della giornata: sono felicissimo !

…e fisicamente esausto 😄

Continuo ad essere un principiante, ma oggi sono un “principiante +1”. Anche se oggi ho capito alcuni dettagli in più su come funziona la partenza, mi sono anche arreso all’evidenza che mi manca ancora la struttura per poter esprimere questa funzione in modo ripetibile e duraturo.

Devo allenare e sviluppare, resistenza nelle braccia per remare, mobilità della schiena per poterla inarcare e ruotare di più, oltre che forza per riuscire a remare più a lungo con la schiena inarcata. Ho 51 anni e lo faccio per hobby, perciò ho accettato l’idea che ci vorrà il tempo che ci vuole, perché per arrivare al livello intermedio, dovrò passare per il livello “principiante +100”.

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