Quando guardiamo l’orizzonte vediamo solo ciò che si trova tra di noi e la linea dell’orizzonte.
La ragazza nella foto è Elena, sorella di Paolo, di cui è una dozzina di anni più giovane. Durante il liceo io e Paolo andavamo assieme in barca a vela ed abbiamo girato i campi di regata dell’Italia e d’Europa. L’ultimo ricordo che ho di Elena è quando lei a circa 3 anni mi chiamava “SANDRO, SANDRO!!!!” mentre io e Paola ci allenavamo in barca a vela nell’imboccatura di porto della Laguna Veneziana.
Al secondo anno di università ho smesso di fare vela, perchè le mie priorità erano cambiate e ho smesso di avere contatti con Paolo e la sua famiglia, anche perchè da quel momento in poi ho fatto diversi traslochi, cambiando più volte città.
Dopo aver conseguito la maturità, Elena va a fare uno stage per animatori in un villaggio turistico in Tunisia. Lei ama stare con i bambini e gli animali (nella foto è con il suo border collie di nome Palacinka). Durante un momento di svago dello stage va a fare una gita a cavallo e purtroppo cade male da cavallo e muore.
La famiglia di Elena è distrutta.
La morte a volte è imprevedibile, tanto da non darci pace. Ciò nonostante la famiglia di Elena vuole comunque in qualche modo dare un senso a questo evento e decidono che, visto che il risarcimento dell’assicurazione non avrebbe riportato in vita Elena, di creare una fondazione in suo nome per dare sostegno alle persone in difficoltà proprio in Africa.
Ci sono diverse vicissitudini con l’assicurazione e il tour operator, quest’ultimo fallisce e la famiglia non riceve un soldo…
Ma nel frattempo la fondazione l’avevano già creata…
C’è stato un’attimo di smarrimento in cui la Famiglia Trevisanato non ha saputo cosa fare, poi ha deciso di andare ALL-IN, nonostante non avessero fondi. Questo è ciò che mi ha raccontato Paolo il weekend scorso quando, quasi 30 anni dall’ultima volta che l’ho visto, l’ho incontrato alla serata annuale della Fondazione Elena, proprio nella sede della Compagnia della Vela a Venezia, dove io e lui abbiamo imparato ad andare in barca a vela.
La Fondazione oggi ha 15 anni e la quantità di progetti che ha realizzato (assieme anche ad altre Fondazioni) sia in Africa, che sul territorio locale veneziano, mi ha sorpreso ed impressionato.
Per citarne soltanto alcuni:
- La costruzione di un pozzo a Kono Kile in Etiopia. L’acqua che hanno a disposizione è sporca ed inquinata, causa di malattie e finchè donne e bambini devono fare quotidianamente diversi chilometri per andare a prendere l’acqua al fiume, non hanno il tempo per andare a scuola
- La Casa per gli Insegnanti a Darwonaji in Etiopia. A causa della posizione estremamente remota del villaggio e dell’assenza di infrastrutture, gli insegnanti (che vengono tutti da lontano) se ne vanno appena possibile, complice anche il fatto che non avendo un posto dove stare sono ospiti a casa degli stessi studenti o dormono all’interno della scuola. Ora con questa casa , oltre a stanze per dormire, gli insegnanti hanno uno spazio comune adibito a cucina, due bagni e l’allaccio alla corrente elettrica.
- Un reparto per le malattie infettive ed uno di maternità al Darwonaji in Etiopia.
- Accoglienza e supporto a Venezia a ragazze afghane fuggite dal regime talebani dopo l’agosto 2021.
- Sostegno al progetto “Jumping oltre i confini” che mira ad accompagnare le persone migranti che si trovano sul territorio veneziano e che ad esso si rivolgono al raggiungimento di strumenti necessari a vivere in modo autonomo e dignitoso in Italia.
Trovi qui l’elenco completo dei progetti in corso e realizzati
Ciò che più ha colpito Paolo in tutta questa esperienza è come, quando hanno deciso di andare avanti, nonostante non avessero dei fondi iniziali (chiamala provvidenza, mutuo aiuto o come cavolo vuoi… ) le persone e le risorse hanno iniziato a comparire.
La terra è tonda: quando guardi l’orizzonte, vedi soltanto ciò che c’è tra te e l’orizzonte, ma non appena ti metti in moto e ti sposti, anche l’orizzonte si sposta e tu riesci a vedere cose nuove ed acquisire nuove informazioni dall’ambiente.
La terra è tonda: quando guardi l’orizzonte, vedi soltanto ciò che c’è tra te e l’orizzonte, ma non appena ti metti in moto e ti sposti, anche l’orizzonte si sposta e tu riesci a vedere cose nuove ed acquisire nuove informazioni dall’ambiente. – Condividilo su
La seconda cosa che Paolo ha condiviso con me è come, più che gli aiuti economici (che per carità servono), ma lo hanno sorpreso ed aiutato tantissimo l’aiuto sotto altre forme, che non fossero soldi:
- il passaparola delle persone per far conoscere le iniziative o di cosa di volta in volta l’associazione avesse bisogno
- beni materiali, come cibo e spazi per organizzare gli eventi di raccolta fondi
- un’appartamento lasciato in eredità per accogliere persone disagiate
- contatti di persone in grado di risolvere difficoltà molto pratiche come l’ottenimento di un visto, una borsa di studio, risoluzioni di burocrazie internazionali, contatti in loco in Africa, etc
La rete, la comunità, il network, il riuscire ad arrivare a persone o informazioni, che con il contatto diretto non riusciamo a risolvere, mediante più gradi di separazione aprono tantissime porte. Certo, per riuscirci bisogna aprire conversazioni. Tante, Tantissime. Continuamente.
Quest’anno la Fondazione compie 15 anni di attività.
Elena, ancora oggi, ti vedo attaccata alle draglie della barca di tuo Papà e sento come chiami “SANDRO, SANDRO !!!!” mentre io e Paolo veleggiamo davanti al Bacàn con il 470.
Per informazioni sugli eventi, le iniziative benefiche della Fondazione Elena o fare una donazione, Clicca qui