Farmacista vs Pescivendolo

L’altro giorno in aereo ho conosciuto una farmacista, ciò che ho scoperto (ed ignoravo) è che per poter fare l’esame di stato da farmacista serve una laurea quinquennale in Chimica e Tecnologia Farmaceutica (CTF). In pratica per CINQUE anni devi aver a che fare con esami complicatissimi in cui devi capire formule chimiche, saperle a memoria etc.

Alla fine quando ti laurei e vai a lavorare in una farmacia:

  • un cliente ti porta una ricetta
  • o la leggi (fino a poco tempo fa, prima delle ricette stampate, dovevi interpretare la grafia illeggibile del dottore, per cui in pratica serviva un corso di laurea in grafologia) oppure la scansioni
  • poi prelevi la scatolina colorata da un cassettone (nelle farmacie più moderne schiacci un bottone e da un tubo esce la scatola)
  • la dai al cliente
  • ed incassi i soldi

=> praticamente fai il lavoro di un COMMESSO !

Lo so che adesso qualcuno potrebbe offendersi, ma l’esperienza sensoriale è quella lì.
POI ci metti SOPRA una narrativa, con cui te la racconti quanto sia importante e prestigioso fare il farmacista, ma in realtà basta poco più di uno stagista a cui hai fatto formazione per una settimana, tanto quando il cliente chiede dei consigli, NON puoi fare diagnosi, perché è competenza dei medici.

Prendi un pescivendolo, come il mio amico Paolo che lavora nel reparto pesce di un supermercato della grande distribuzione: deve sapere tagliere e preparare diversi tipi di pesce, cosa che non è per niente semplice (oltre al fatto che torna a casa puzzando di pesce), eppure prende meno di un farmacista.

In pratica la legge, mediante un albo e l’esame di stato, normativamente ha creato una distinzione, una casta, ma in pratica a livello di cosa fanno, servono entrambi la merce che il cliente gli chiede ed incassano i soldi, cioè sono dei commessi.

La differenza la fa la narrativa che ci metti sopra all’esperienza sensoriale.

Non sto dicendo che è indifferente fare il farmacista o il pescivendolo, ma la differenza maggiore è a livello narrativo.

Quindi aderire alle giuste narrative ci può dare dei vantaggi.
Allo stesso tempo le narrative sono anche i labirinti all’interno dei quali le persone ogni tanto si bloccano e rimangono ingabbiati nella propria narrativa.

Le narrative sono labirinti all’interno dei quali le persone ogni tanto si bloccano e rimangono ingabbiati.Condividilo su

Fino ad una certa età conta per noi soltanto l’esperienza sensoriale e da una certa età in poi (verso i 6-7 anni) prende sopravvento la narrazione.
Finchè siamo bambini pensiamo solo a giocare a pallone, non ci raccontiamo delle storie, semplicemente vogliamo avere l’esperienza di giocare a pallone o con le bambole, poi succedono delle cose e non sappiamo più ciò che vogliamo, ma soltanto ciò che non vogliamo.

Quello che io faccio quando lavoro con le persone è notare in quale narrativa la persona è rimasta ingabbiata (e non le permette di vivere l’esperienza che vuole) e portare la persona a capire cosa vuole veramente, in modo tale che lei si possa costruire una narrativa in cui possa vivere pienamente e stare bene, senza compromessi.

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