Il filetto al vino rosso

Sono in Messico per lavoro e ieri mi trovavo al ristorante dell’albergo per cenare, avevo già ordinato Miñoneta de pollo, quando Bernd, il tedesco vicino di sdraio che ho conosciuto nella piscina dell’albergo, ha ordinato un filetto al vino rosso con patatine fritte.

Era da una settimana che mi trovavo in Messico e non ne potevo più del cibo piccante: nell’albergo attuale persino le uova strappazzate della colazione sanno da peperoncino…

Appena Bernd aveva finito di ordinare, blocco il cameriere e gli dico “Lo mismo para mi !” e punto il dito su Bernd.

Stasera sono a cena con Michael, il mio collega dalla Repubblica Ceca, ordino di nuovo il filetto al vino rosso, ma stasera l’esperienza è completamente diversa: l’ho trovato più saporito e me lo sono gustato moooolto di più.

Condivido questo mio percepire con Michael e la perplessità per il fatto che non so spiegarmi il perchè. Con un sorriso Michael mi risponde “Oggi la tua faccia sembra più riposata“.

Eppure dovrei saperlo bene, visto che conosco i meccanismi del nostro cervello limbico, che quando è stimolato conosce soltanto la fuga, il combattimento e l’immobilizzazione e così facendo letteralmente cancella dati dalla nostra esperienza.

Eppure il piatto era ESATTAMENTE lo stesso, ma le mie 2 esperienze COMPLETAMENTE diverse.

Qualsiasi performance, che sia raggiungere degli obiettivi con il proprio team di lavoro, una gara sportiva o crescere dei figli non è MAI semplicemente qualcosa di puramente mentale (che che ne dicano i fautori del “potere della mente“), ma è sempre qualcosa che coinvolge TUTTO il corpo. Questo perchè lo stato soma-semantico in cui siamo, determina i filtri cognitivi da cui operiamo e questi filtri, come nel caso del mio filetto al vino rosso con le patatine extra salate (come piacciono a me), possono letteralmente farci perdere dei dati.

E questo i Clienti che hanno fatto coaching con me lo sanno bene, perchè lo hanno sperimentato con il proprio corpo (non per senitito dire).

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