Sento il bisogno di ritornare ad essere “umano”, a ricordarmi che posseggo un corpo e di utilizzare TUTTI i miei sensi.
Ho atrofizzato e narcotizzato tantissimo i miei sensi. Il corpo mi dice tante cose, ma io mi sono separato dalle sensazioni che sentivo nel mio corpo, fuggendo nella testa (iper-razionalizzando, per non sentire ciò che il mio corpo mi stava urlando) e per farlo, ho imparato a fare di tutto, pur di non sentire più.
Ognuno di noi (nessuno escluso, se sei un umano) crescendo è finito in un processo di involuzione: da bambini eravamo sempre sul pezzo, sapevamo in ogni momento ciò che volevamo e la nostra attenzione era SEMPRE su quello. Fosse anche che un istante stavamo giocando con la palla e in quello successivo avessimo visto una farfalla, e quello fosse diventato ciò che volevamo a quel punto, ed abbiamo iniziato a correrle dietro, come se fosse l’unica cosa che esistesse per noi. Eravamo sempre dentro all’esperienza e la vivevamo con tutti i nostri sensi.
Poi è avvenuto qualcosa, l’incantesimo si è rotto ed abbiamo iniziato ad essere plasmati dal “mondo” attorno noi.
Il corpo ci dice tutto, il punto è che c’è stato un momento nella nostra esistenza in cui è iniziata una nuova dinamica: volevamo qualcosa, come per esempio giocare a pallone, ma dovevamo fare i compiti. Volevamo A, ma dovevamo fare B. Dopo tante iterazioni di questa dinamica, succede che non crediamo più possibile ciò che vogliamo (cioè ottenere A) e semplicemente vogliamo che NON avvenga più B.
Sembra una sottigliezza linguistica, ma lo spostamente dell’attenzione che avviene da ciò che vogliamo a desiderare che NON avvenga ciò che non vogliamo, ha un impatto enorme su come siamo, su ciò su cui ci focalizziamo, in pratica su come ci comportiamo e di conseguenza per forza di cose sui risultati che otteniamo e la soddisfazione che proviamo.
Questa dinamica non è partita improvvisamente, ma è un comportamento che abbiamo adottato a forza di tante ripetizioni: si è formata questa strada preferenziale nel nostro sistema neurologico, esattamente come si forma un sentiero in mezzo ad un campo con l’erba alta, quando tante persone percorrono molte volte esattamente lo stesso percorso.
E’ così che ci ritroviamo adulti senza renderci conto che la maggior parte dei nostri comportamenti è automatico, la maggior parte delle nostre decisioni sono fuori dalla nostra consapevolezza cosciente (sì, anche quando pensi a me non capita: io sono una persona razionale…, fidati, capita soprattuto a te 😉 perchè è qualcosa che si attiva prima del pensiero logico)
La sfida è proprio somatica, di uscire dalla nostra testa e di riappropiarci di nuovo del nostro corpo, di accettare e sentire le nostre emozioni, perchè le sensazioni sono segnali importanti del nostro corpo.
L’altro giorno ho incontrato una cara amica di lunga data, dopo oltre 2 anni che non ci vedevamo, nè sentivamo. Ci siamo fatti una camminata ed una altrettanto lunga chiacchierata. Alla fine, visto che lei mi conosce da tanti anni ed io mi fido di lei, le ho chiesto un feedback su quale sia la mia caratteristica unica, il mio talento, il mio modo di fare le cose. Perchè essendo una cosa naturale per me, a me non sembra speciale e quindi io faccio fatica a riconoscerla.
Quando ha iniziato a darmi il suo feedback, l’ho quasi subito interrotta: e per fortuna che mi stava dicendo che nutro genuina curiosità per le persone e che so ascoltare… 🙂
Mi sono quasi subito accorto del paradosso e l’ho condiviso a voce alta, poi lei ha ripreso a parlare ed è a quel punto che l’ho avvertito nella mia pancia: sentire parlare di me in modo positivo e ricevere dei complimenti era una sensazione che mi metteva a disagio. Il mio addome si è contratto e come sistema di fuga ho iniziato a parlare per interrompere e fisicamente il mio corpo voleva deviare verso destra o sinistra (come quando nelle arti marziali non ti vuoi fare colpire in petto da un pugno e cerchi di farlo scivolare via da un lato).
Ho iniziato questo mio nuovo viaggio 10 mesi fa e ci lavoro con il mio coach ogni settimana: finalmente sto iniziando di nuovo a sentire !
Del resto ci ho messo 40 anni a diventare come sono ed ognuno parte da un punto di partenza, tempi di reazione ed obiettivi diversi.