La scorsa settimana sono andato a vedere una bellissima mostra fotografica su Lee Miller e Man Ray. Non conoscevo la loro storia e non sapevo niente di loro, anche se ho riconosciuto alcune delle loro foto.
In particolare mi ha colpito la storia di Lee Miller. Nel 1914 a New York a casa di amici, quando aveva 7 anni è vittima di una violenza sessuale, in cui per giunta contrae la gonorrea. Questa esperienza comprensibilmente segna Lee, che sviluppa un carattere ribelle ed irrequieto.
Nel 1927 persa nei suoi pensieri mentre cammina in un’affollatissima Manhattan, rischia di essere investita da un’auto. A salvarla, all’ultimo istante, è Condè Montrose Nast fondatore ed editore della Condé Nast, una società di mass media, che ha pubblicato titoli come Vanity Fair, Vogue e The New Yorker. Egli rimane affascinato dalla bellezza ed eleganza di Lee e l’assume come modella.
Pochi mesi dopo il suo volto è sulla copertina di Vogue America e nei 2 anni successivi diventa una delle modelle di New York più ricercate. Nel frattempo Lee perde pian piano interesse nell’essere il soggetto fotografato e vuole passare dietro all’obiettivo. Il padre di Lee le aveva insegnato già da ragazzina tutti i trucchi della fotografia che lui conosceva.
Nel 1929, a sua insaputa, viene usato un suo ritratto per la pubblicità degli assorbenti. Questo ha creato uno scandalo: fino ad allora nessun ritratto di donna era comparso in una pubblicità di assorbenti intimi. Fu la fine della sua carriera da modella.
Lee non si scoraggia ed è sempre più decisa a diventare una brava fotografa e si mette in testa di voler imparare da Man Ray, un fotografo surrealista residente a Parigi. Lee si presenta sotto casa di Man e suona il campanello. La governante risponde che è da poco partito per un viaggio. Lee è affranta e per tirarsi su va in un locale vicino alla casa di Man per bersi un drink. Alcuni istanti dopo entra Man che anche egli, prima di partire voleva rinfrescarsi. Lee si propone come apprendista. Man rifiuta dicendo che non prende apprendisti e che stava partendo. La risposta di Lee è stata “Allora vengo con te“.
Man rimane sorpreso dal coraggio, dalla faccia tosta e dall’eleganza di Lee e partono insieme.
Lee diviene la sua modella e collaboratrice, e pure la sua compagna e musa. La tecnica fotografica di Lee diventa sopraffina, tanto che spesso è lei a scattare le foto di alcuni progetti commissionati a Man, cosicché lui si potesse dedicare alla pittura.
Lee diventa famosa come fotografa e viene spesso scelta da stiliste molto famose quali Elsa Schiaparelli e Coco Chanel.
E’ in questo periodo, mentre è in camera oscura a sviluppare delle fotografie che un topolino le passa sopra ad un piede. Dallo spavento, Lee istintivamente accende la luce, che imprime le foto che stava sviluppando causando un particolarissimo effetto negativo misto al positivo. Nasce così per caso uno stile, chiamato solarizzazione, che sarà un “marchio di fabbrica” sia di Lee, che di Man.
Lee poi si stacca da Man per sposare un egiziano che la porta al Cairo, ma lei dopo un pò si stufa e torna a Parigi dove conosce il pittore surrealista e curatore d’arte britannico Roland Penrose. Si sposano qualche anno più tardi e si trasferiscono in Inghilterra.
Scoppia la seconda guerra mondiale e il marito Roland viene richiamato alle armi e Lee decide di fare la corrispondente di guerra per Vogue America e lo diventa anche ufficialmente per l’esercito degli Stati Uniti.
Anche questa fase della vita di Lee la segnerà psicologicamente: va ad Omaha Beach in Normandia solo 3 settimane dopo lo sbarco degli Alleati, documenta l’uso del Napalm e le vengono confiscati tutti i rullini. Il 30 aprile 1945 assiste all’ingresso degli alleati nei campi di concentramento di Buchenwald e Dachau.
La notte successiva avviene un altro caso fortuito: a Monaco di Baviera Lee e il fotografo David Sherman trovano alloggio in un anonimo appartamento borghese, ma ben presto si rendono conto che si tratta della casa di Hitler. Il bagno dell’appartamento diventa la scena di uno degli scatti più famosi di Lee: quello in cui è ritratta a lavarsi nella vasca da bagno del Führer. Come al suo solito, la composizione è studiata e curata nei minimi dettagli e ha per Lee il significato di lavare via gli orrori che ha visto nei campi di concentramento.
Perché mi ha colpito la storia di Lee ?
Avere un talento è un prerequisito per avere successo, ma non è sufficiente.
Ciò che ho notato più e più volte osservando persone a cui esperti del settore hanno riconosciuto l’eccellenza è che hanno quasi un’ossessione per ciò che fanno, a volte lo fanno sin da bambini e ciò che fanno ormai a loro viene naturale (anche se all’inizio non era così).
La macchina fotografica è uno strumento che ti insegna come guardare senza macchina fotografica – Lee Miller Condividilo su
Lee aveva talento a pacchi come fotografa (osservate alcune sue foto e notate la cura dei dettagli e la composizione delle luci e delle ombre in alcune sue foto), ma soprattutto ha fatto uso anche di 3 Fattori C
Contesto, Coraggio e… Culo
E’ vero: ha avuto un’enorme fortuna ad essere salvata dall’investimento da parte dell’editore di Vogue, MA si trovava a New York, la capitale americana della moda. Per dire, non era rimasta nel paesino natale di Poughkeepsie.
Se vuoi ottenere successo in un determinato campo, devi favorire la fortuna scegliendo il contesto giusto, andando dove avviene il grosso di quel settore.
La macchina fotografica è uno strumento che ti insegna come guardare senza macchina fotografica – Lee Miller Condividilo su
Non per niente, quando Lee vuole fare il salto di qualità come fotografa decide di andare a Parigi e qui sfoggia tutto il suo coraggio e sfacciataggine, sia quando si presenta a casa di Man Ray (e di nuovo la fortuna di trovarlo al bar, ma di nuovo: puoi avere questi colpi di fortuna solo se vai dove vive Man), sia quando dalla sala operatoria di una mastectomia ruba il seno appena asportato per fotografarlo provocatoriamente su un piatto su una tavola imbandita.
Non voglio essere famosa, voglio essere brava – Lee Miller Condividilo su
Lee ha avuto culo quando il topolino le ha rovinato la foto che stava sviluppando, ma senza l’intuito di capire il potenziale di quella foto accidentalmente solarizzata e il coraggio di proporre questa tecnica nuova e l’abilità di perfezionarla, non sarebbe diventata famosa.
Non mi importa delle regole, mi importano i risultati – Lee Miller Condividilo su
Mi è stato detto (io non l’ho ancora letto) che il libro che Serena Dandini ha dedicato a Lee Miller è molto bello.