Quella volta in cui volli scavarmi una buca

bravo

Svizzera, quartier generale di una multinazionale del settore automotive. Vi ero stato convocato per la prima riunione con il mio nuovo capo: il nuovo COO tedesco. Nella stanza si trovano lui, un altro collega ed io. Lui inizia a parlare e dice qualcosa che non è corretto ed io lo interrompo subito per rettificare come in realtà fossero andate le prove e quali fossero i risultati reali.

Lui mi guarda dritto negli occhi e dice: “NOI, QUI (breve pausa) siamo abituati a lasciar finire le persone (pausa).”

Volevo polverizzarmi all’istante.

Quello di interrompere le persone è uno dei difetti che mi viene fatto notare più spesso e di cui mi rendo anche conto, ma a volte è proprio più forte di me.

Tipicamente sono 2 le situazioni che fanno montare una pressione interna tale che poi non riesco più a contenermi: quando viene detto qualcosa che non è preciso, che distorce i fatti o i risultati.

Per la mia natura analitica e le mie tendenze ossessive compulsive nel catalogare, archiviare o ottimizzare le cose per la massima praticità ed efficienza, non riesco a tenere la bocca chiusa e ad aspettare che la persona abbia finito. Diciamo che questa mia impazienza mi mette spesso nei guai, ma la mia capacità di vedere le cose per quello che sono e il coraggio di dire quello che vedo e penso, ha l’effetto che qualche collega in azienda non mi ama, salvo poi tutti venire subito da me quando sia a livello tecnico, che a livello strategico o relazionale c’è da risolvere qualche situazione complessa.

Lo stesso vale per i miei clienti di coaching con i quali prendiamo le loro narrative, che li tengono prigionieri in delle relazioni causa-effetto che danno loro un SENSO DI IMPOSSIBILITÀ e le espandiamo insieme in qualcosa che permetta loro di AGIRE nella direzione che LORO VOGLIONO VERAMENTE.

Pure mia figlia mi risponde spesso “Mah, papà! Non dire queste cose.” al che io le chiedo ogni volta “Preferisci che io non ti dica come stanno veramente le cose ?“. Lei bofonchia qualcosa di incomprensibile ed io lo intendo come un “no”.

L’altra situazione in cui tipicamente non riesco a trattenermi dall’interrompere la persona che sta parlando è quando voglio far vedere che sono bravo, che “ne so a pacchi”, che l’ho già fatto anch’io MOOOLTO prima, o che ho avuto un’idea geniale, o che sono riuscito a mettere in relazione dei segnali che gli altri non hanno ancora visto. In quei momenti viene fuori il mio lato infantile del “guardatemi quanto sono bravo”.
Al mio ego piace essere riconosciuto come bravo in quello che faccio ed intelligente.

E a te ?
Qual è il complimento che ti piace di più ricevere ?

Condividilo nei commenti

Condividi

Commenti

Ancora nessun commento. Perché non inizi una discussione?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *