Oggi ti racconto di un calciatore che ha vinto TUTTO sia da calciatore, che da allenatore. Per questo e per il suo modo elegante di giocare e di dominare il gioco in campo era stato soprannominato il “Kaiser“, l’imperatore. Sto parlando ovviamente di Franz Beckenbauer.
Beckenbauer ha trascinato al successo non solo il Bayern München, con cui ha vinto 4 campionati di Germania, 3 Coppe Campioni (ora viene chiamata Champions League), 5 Coppe di Germania, ma anche la nazionale tedesca, vincendo da giocatore un mondiale ed un europeo, per poi vincere il mondiale anche da allenatore.
Ti racconto un pezzo di storia del Mondiale Italia ’90 che è poco conosciuto, per condividere le difficoltà umane che tutti noi possiamo provare e farti vedere una valida alternativa.
Beckenbauer è un vero direttore d’orchestra: magro, alto, postura dritta. Perennemente in piedi davanti alla panchina in maniera composta con sguardo serio e concentrato sull’azione.
Ai quarti di finale la Germania incontra la Repubblica Ceca. La Germania va in vantaggio al 25′ con l’interista Matthäus su calcio di rigore. Poi ha altre occasioni che non finalizza, fino all’espulsione di un centrocampista della Cechia.
Nonostante la superiorità numerica, la Germania non riesce a chiudere definitivamente la partita. Anzi, nel finale Bilek su punizione rischia di pareggiare.
Pochi minuti ed arriva il fischio finale: la Germania è in semifinale.
I giocatori tedeschi sono sollevati e festeggiano il passaggio alla semifinale mentre scendono negli spogliatoi dello stadio Meazza.
L’ultimo a voler entrare nello spogliatoio è il romanista Rudi Völler, Beckenbauer pensava di essere l’ultimo e sbatte la porta dello spogliatoio in faccia a Völler, quasi spaccandogli il naso.
I giocatori non hanno il coraggio nemmeno di respirare. Cala il silenzio.
Ma solo per un’istante.
Beckenbauer è paonazzo e furente. Inizia a sbraitare, tira un calcio ad una porta sfondandola, con un altro al secchio del ghiaccio fa volare i cubetti per tutto lo spogliatoio.
E’ furente perché i giocatori si sono lasciati andare e non hanno chiuso la partita.
Dopo questa sfuriata, la Germania in semifinale elimina l’Inghilterra ai calci di rigore ed approda alla finale contro l’Argentina allo Stadio Olimpico a Roma.
La finale sul profilo del gioco era un po’ deludente fino a quando, a 7 minuti dal termine, l’arbitro concede un calcio di rigore alla Germania. Dure proteste degli argentini che rimangono in 9 per l’espulsione di un giocatore (un altro era stato espulso poco prima).
L’interista Andi Brehme trasforma il rigore e pochi minuti dopo la Germania si laurea campione del mondo per la terza volta.
Tutti i giocatori della Germania sono in visibilio, i tifosi tedeschi sugli spalti esultano. Inizia la premiazione, rituale consegna delle medaglie a giocatori ed allenatore e poi il capitano Lothar Matthäus alza la coppa al cielo ed inizia il giro del campo per festeggiare davanti agli spalti dove ci sono i tifosi tedeschi.
In tutta questa bolgia di festeggiamenti c’è una cosa che stona: a centro campo, proprio nel cerchio, dove i riflettori non gettano la loro luce, c’è una persona con una medaglia d’oro al collo che vaga con la testa bassa, mani nelle tasche, sguardo perso. Ha l’aria di un fantasma smarrito.
E’ Beckenbauer.
Ora che ha raggiunto l’obiettivo, cosa si può vincere ancora dopo aver vinto tutto da calciatore e adesso anche da allenatore ?
Cosa c’è ancora “di più” ?
Magari è capitato anche a te di porti un obiettivo, di fare sacrifici, di lavorare duro, per poi quando lo raggiungi… rimanere con niente in mano, di trovarti vuoto, spaesato oppure di voler subito “ancora di più”, di definire subito la prossima meta.
…al raggiungimento della quale, riparte lo stesso loop ! ☹️
Allora quale è l’alternativa ?
Il punto è da quale configurazione hai deciso ciò che vuoi, perché se decidi da una posizione in cui hai la tua attenzione sul problema (“Non voglio che mi manchino i soldi per…“, “Non voglio fare tardi tutti i giorni al lavoro“, “Non voglio rimanere solo“, etc), il tuo cervello limbico è attivato, viene bypassata la neocorteccia prefrontale e non riesci bene a sapere cosa vuoi veramente, perché l’unica possibilità di funzionare per te in QUELLA configurazione è con la fuga, il combattimento o l’immobilizzazione (questo non lo dico io, lo dicono le neuroscienze).
Viceversa quando:
- hai l’attenzione su ciò che vuoi (e non su ciò che non vuoi)
- sei pienamente nel tuo corpo
- non c’è niente di cui hai bisogno in quel momento, perché vuoi continuare come sei
ALLORA (e soltanto allora !) sei in grado di scegliere libero da condizionamenti di fuga/combattimento/immobilizzazione cosa vuoi, perché stai già bene !
NON è un “Chi si accontenta gode” e nemmeno un “Goditi il viaggio, anziché la destinazione“
No. E’ un “Visto che sto già bene e non ho bisogno di niente, cosa mi va di fare ?“
E sono risposte che arrivano dal corpo, non dalla testa. Te l’assicuro.
Se dopo aver raggiunto un obiettivo ti senti smarrito o il bisogno di fare subito “ancora di più”, devi decidere gli obiettivi da una configurazione generativa. – Condividilo su
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