E’ sabato sera e sto scrivendo questo post di getto.
Settimana scorsa sono stato in trasferta lavorativa in Spagna: lunghe ore a risolvere problemi tecnici e cercare di costruire una struttura organizzativa efficiente (la cui mancanza avevo portato poi a questi problemi tecnici). Alla sera, cena tardi con i colleghi e poi stanza d’albergo. In questi casi faccio fatica a mettermi subito a dormire, ho bisogno di staccare dal lavoro, di fare qualcosa altro. Ciò che finisco per fare (purtroppo) è prendere il cellulare, distrarmi con i social media e scrollare, scrollare, scrollare…
Con la conseguenza che vado a dormire tardissimo 🤬
Risultato: sono tornato esausto da questa trasferta (mettici pure l’aereo di ritorno in partenza alle 6 di mattina)
Questa settimana ho combinato poco, stanco ancora dalla settimana ispanica, ma invece di andare a letto presto e recuperare, ho continuato a fare tardi pur essendo a casa e senza fare niente di particolare.
Per venerdì avevo in mente di prendermi una giornata libera per alzarmi molto presto ed andare in Liguria a surfare. Avevano previsto onde per venerdì.
Poi giovedì sera sono ancora stanco e decido di non andare in Liguria, me la giustifico dicendo che la mareggiata è già in scaduta (che è vero), salvo poi durante la giornata di venerdì guardare la webcam e vedere gente in acqua

ed io giù a rosicare…
A questo punto finalmente mi arrendo ed ammetto a me stesso: devo dormire e recuperare energie.
Vado a letto alle 21.30 e dormo fino alle 8 di stamattina.
C’è sole. Decido di continuare a prendermi cura di me. Il calore del sole e il mare mi ricaricano, quindi vado al Lido di Venezia.
Non appena arrivo in spiaggia, mi tolgo scarpe e calze e metto i piedi in sabbia.
Quando sento la sabbia sotto i piedi in quella zona dove le dita si attaccano al piede… Ahhhh chiudo gli occhi e sento un brivido di piacere che parte dal basso e risale la spina dorsale.
In spiaggia c’è quasi nessuno, hanno già iniziato a creare una piccola duna per riparare la prima fila di capanne dal vento. Mi distendo in un punto in cui la sabbia è asciutta e sento il calore del sole sulla fronte, sulle palpebre chiuse e sul petto.
E’ soltanto a questo punto che, così disteso, mi rendo conto che sono teso, contratto.
Noto una leggera contrazione nella pancia e una tensione all’altezza delle spalle, come se un elastico attaccato all’estremità esterna delle clavicola cercasse di avvicinare le due spalle.
Noto anche che i muscoli delle mascelle sono tese e soltanto a questo punto mi rendo conto di come il mio respiro fosse corto, alto.
Ci sto dentro, resto presente a queste sensazioni, pur essendo fastidiose.
Dopo un po’ (non so dirti quanto, perché ho perso la concezione del tempo), il mio braccio sinistro ha come una scossa, un movimento improvviso ed involontario. Subito dopo mi è sembrato di sentire meglio i suoni, come se avessero alzato il volume ed ho notato che il respiro ora partiva da più in basso ed era più calmo e lungo.
Ciò che sto facendo fatica in queste settimane (mi è già capitato la seconda volta in poco tempo) è vedere i fatti per quello che sono ed arrendermi alla loro evidenza.
Solo quando l’ho fatto, sono riuscito a risalire.
E per risalire ci sono sempre 3 possibilità, come 3 strade di ingresso ad una rotonda:
- il linguaggio
- dove porti l’attenzione
- il corpo
Questa volta ho scelto di partire dal corpo, che in tutti i modi stava cercando di dirmelo, ma io lo stavo ignorando.