Durante il fine settimana scorso sono stato in Svizzera. Devi sapere che tra le montagne a 2 passi dalle piste da sci di Crans Montana c’è una piscina in cui creano onde artificiali per gli svalvolati del surf come me.
Questo fine settimana era la festa di chiusura, perché durante l’inverno chiudono la piscina.
Il viaggio è stato un’esperienza che non mi aspettavo: il cielo era terso, nemmeno una nuvola, l’aria era fresca e ‘friccicarella’ ed io non sapevo ancora ciò che avrei visto da lì a poco.
Ho fatto il passo Sempione e quando ho attraversato il paesello di confine, con le insegne stile anni ’60 e le vecchie case, mi è sembrato di guidare la macchina del tempo e di essere tornato a sessanta anni fa.
Poi salendo verso i 2005 metri di altezza verso l’altopiano del Sempione mi sono fermato diverse volte per ammirare il panorama delle cime (tipo quella del Monte Leone) imbiancate dalla neve e il gradiente dei colori degli alberi che dal basso, dove erano verdi, passavano al verde chiaro, al giallo, passando per il rosso per arrivare fino al marrone…
SPETTACOLARE
Mi sono fermato in diversi punti ed ho scattato tantissime foto e sono quasi arrivato in ritardo alla piscina delle onde per il mio slot delle ore 17.
Quando sono sceso in acqua immediatamente il freddo si è fatto sentire ai piedi e sulle mani. La temperatura dell’acqua era di 10 gradi ed io avevo scelto di non mettermi i guanti, né il capuccio (lo so… sono masochista).
Mi distendo sulla tavola e remo per arrivare all’angolo da cui partono le onde e si effettua il pop up (la manovra per prendere velocità ed alzarsi in piedi sulla tavola).
Alla prima onda, non riesco a prendere velocità e l’onda mi supera. Siccome siamo tutti in fila, per non rubare l’onda a chi è in fila dietro di me, mi devo spostare in parte e lasciarmi trascinare verso la fine della piscina dall’onda successiva.
Faccio il giro di nuovo remando per tornare nell’angolo di partenza e seconda onda: di nuovo non prendo sufficiente velocità, cerco comunque di saltare in piedi sulla tavola, ma l’onda mi sorpassa.
Di nuovo faccio spazio e rifaccio tutto il giro e ritorno nell’angolo di partenza.
Terza onda: uguale. Inizia a montare la mia frustrazione. I pensieri che iniziano a riempirmi la testa sono del tipo:
Ho fatto tutti ‘sti chilometri e non prendo nemmeno un’onda…
Sbrigati perché le onde sono soltanto 12 !
Il tempo per tornare verso riva e rifare il giro pagaiando è veramente risicato: il tutto avviene al ritmo di ogni 4 minuti e nella piscina, appunto per creare il risucchio mediante il quale generano le onde artificialmente, ci sono forti correnti d’acqua.
Te la faccio breve: una fatica fisica mostruosa, tanto gelo e NON sono riuscito a stare in piedi dall’inizio dell’onda nemmeno una volta !
Infreddolito, stanco morto e deluso sono tornato in spogliatoio.
Mi sono fatto una luuuuuunga doccia calda, sia per lavare via il freddo che mi era entrato soprattutto nelle braccia e nei piedi, sia per cercare di lavare via la rabbia e la delusione (non lo nascondo).
Una volta rivestito mi sono soffermato a guardare un po’ la sessione successiva, con il buio e l’acqua illuminata dalle luci, per capire in cosa sbaglio.
Quando sono rimontato in macchina per ritornare verso casa, dietro al volante, come mi piace spesso fare, ho iniziato a riflettere e mi sono arreso all’evidenza: nonostante mi fossi preparato tutti i giorni nella settimana precedente, la realtà è che non spingo ancora a sufficienza con le braccia e sbaglio ancora qualcosa nel tempismo e nel movimento nell’alzarmi in piedi.
Non mi aiuta il fatto di essere molto rigido di schiena (non riesco bene arcuarla verso indietro).
Mi rodeva molto, è stato un bagno di umiltà, ma ho capito ed accettato che la strada è lunga, che l’orizzonte temporale realistico per me NON sono le settimane, ma devo ragionare in termini di mesi ed anni. Del resto sono stato seduto curvo tutti i giorni per gli ultimi 20 anni, non posso aspettarmi di aumentare la mobilità della mia spina dorsale in poche settimane.
Magari ti starai domandando perché lo faccio, perché voglio cavalcare le onde con il surf per poche manciate di secondi, nonostante tutti questi sforzi ?
La verità è che quando scivolo giù lungo la parete dell’onda il tempo per me si dilata e provo una soddisfazione ed un piacere enorme. E poi a me piace tutta l’esperienza, anche quella di stare seduto in acqua a cavalcioni della mia tavola e lasciarmi dondolare dalle onde che lascio passare, guardare dalla mia tavola verso la spiaggia o verso i trabucchi della vicina diga, oppure vedere dall’acqua il sole tramontare…
In quei momenti mi sento vivo.
Nel lungo periodo è per me anche una buona scusa per essere in forma ed agile negli anni, per portare l’attenzione su qualcosa che mi piace e che mi diverte, per continuare a viaggiare e scoprire posti nuovi.
A proposito di viaggio, ormai sono le ore 21 e sono di nuovo sull’altopiano del Passo Sempione di ritorno verso Venezia. Mi fermo sul piazzale proprio a 2005 metri sul livello del mare e scendo dalla macchina. Alle mie spalle si trova l’imponente costruzione rettangolare dell’ospizio voluto da Napoleone e tuttora gestito dai frati.
Qui non ci sono luci artificiali, né inquinamento luminoso da parte di qualche città vicina, sono contornato soltanto da cime spoglie e nel cielo continua a non esserci nemmeno una nuvola…
Alzo gli occhi (che pian piano si riprendono dall’abbaglio delle luci all’interno dell’abitacolo della macchina) e lentamente si palesa uno spettacolo che mi lascia senza fiato: non ho mai visto così tante stelle in vita mia !
E non avevo mai visto dal vivo la Via Lattea !
Sono rimasto senza fiato e, nonostante fosse freddo, mi sono disteso per terra per ammirare e godermi questo spettacolo.
Vedendo tutte queste stelle ho pensato al Big Bang, come in effetti tutte queste luci (in realtà stelle e pianeti enormi a distanze ancor più enormi) siano i “cocci” non ancora raccolti che testimoniano un botto enorme avvenuto un sacco di tempo fa.
Alla visione di tutto ciò… chi se ne frega se ancuo non go ciapà gnianca ‘na onda! 😂